Il Fantasma della foresta.

C’è sempre stato qualcosa nei lupi che mi affascina. Forse è il loro sguardo, che sembra contenere secoli di sopravvivenza e saggezza, la loro furtività oppure la loro capacità di diventare invisibili. O forse è il modo in cui si muovono, con quella combinazione perfetta di potenza e silenzio, quasi fossero un’ombra. Crescendo, ho letto storie, guardato documentari e studiato ogni dettaglio su di loro, ma nessuna immagine, nessun video poteva restituirmi la sensazione di incontrarne uno davvero, di vedere con i miei occhi la vita di un branco nel suo habitat.

Il mio obiettivo non era solo scattare una fotografia. Volevo raccontare una storia, quella di un animale tanto temuto quanto frainteso. Volevo cogliere la sua essenza in un singolo istante: la forza, l’astuzia, il legame con il branco, la sua natura elusiva. Sapevo che non sarebbe stato facile. Ma forse proprio questa difficoltà rendeva la ricerca ancora più affascinante.

IL SOGNO

Il mio obiettivo non era solo scattare una fotografia. Volevo raccontare una storia, quella di un animale tanto temuto quanto frainteso. Volevo cogliere la sua essenza in un singolo istante: la forza, l’astuzia, il legame con il branco, la sua natura elusiva. Sapevo che non sarebbe stato facile. Ma forse proprio questa difficoltà rendeva la ricerca ancora più affascinante.

ALLA RICERCA DI QUALCOSA

Li vedo più volte nel corso della giornata. A volte sono appena oltre il limite della mia visuale, altre li scorgo tra gli alberi, sagome perfette contro la luce filtrante. Ma ogni volta c’è qualcosa che non va: troppo lontani, nascosti dai rami, oppure si muovono un attimo prima che io possa scattare. Quando finalmente sembrano essere nella posizione ideale, basta un battito di ciglia e scompaiono, lasciandomi solo con la scia delle loro impronte nella neve.

LA FUGA.

L’umidità della foresta mi penetra nelle ossa, il silenzio è rotto solo dai richiami dei corvi e dal fruscio del vento tra i rami. Ogni mio passo sembra un avvertimento per loro. Mi accovaccio dietro un tronco, cerco di fondermi con l’ambiente, ma loro hanno un vantaggio su di me: conoscono l’ambiente, ogni ombra, ogni via di fuga e hanno un olfatto niente male.


Più passano le ore, più mi chiedo se riuscirò mai a catturarli come li ho immaginati. La foresta mette alla prova la mia pazienza, e i lupi, più di ogni altro animale, sfidano la mia determinazione.


L’INSEGUIMENTO

Seguire un branco di lupi non significa semplicemente camminare nella foresta sperando di vederli. È un gioco di strategia, intuito e pazienza. Non posso limitarmi a inseguirli: sarei sempre un passo indietro. Devo anticiparli, studiare il terreno, prevedere dove passeranno e trovarmi già lì, nascosto, pronto.

QUANDO MENO TE LO ASPETTI

Accelero lungo una pista laterale, sfruttando la rete di sentieri che attraversano la foresta. Il cuore batte forte: se abbiamo calcolato bene, potremmo trovarci faccia a faccia con loro. Dopo qualche minuto, rallento, spengo il motore e scendo con attenzione. Il vento è a mio favore. Devo muovermi in silenzio.

Scelgo un punto strategico dietro un tronco caduto, al margine di un sentiero che il branco potrebbe attraversare. Mi accovaccio e aspetto. Il freddo inizia a farsi sentire, le mani stringono la fotocamera con fermezza. Il tempo sembra dilatarsi. Poi, un suono: un ramo che si spezza, un movimento lieve tra gli alberi.

LE ULTIME SPERANZE

Eccoli. Silenziosi, eleganti, emergono tra le ombre della foresta. Il cuore accelera, ma resto immobile. Un lupo si ferma, annusa l’aria. Ho pochi secondi. Sollevo lentamente la fotocamera, incrocio il suo sguardo nel mirino. Ora.

Il tempo sembra fermarsi. Il branco avanza lentamente, muovendosi con una grazia quasi irreale. Respiro a fatica, ogni fibra del mio corpo è tesa, ma so che non posso permettermi errori. Ho passato l’intera giornata a seguirli, a cercare l’angolazione giusta, a immaginare questo momento. Ora sono esattamente dove volevo essere.

Un lupo si stacca dagli altri. È maestoso, con il pelo increspato dal vento, gli occhi fissi su qualcosa in lontananza. La luce, filtrata tra i rami, illumina perfettamente il suo profilo. È il fotogramma perfetto.

IL PREMIO

Muovo la fotocamera con una lentezza infinita, cercando di non attirare la sua attenzione. Il dito sfiora il pulsante di scatto. Un battito di ciglia, un respiro, un istante. Premo.

Il lupo alza leggermente le orecchie, percepisce il rumore ma non scappa. Mi concede un altro secondo, come se sapesse. Scatto ancora. Poi, con la stessa rapidità con cui è apparso, si volta e scompare nella foresta, dissolvendosi tra le ombre come un fantasma.

Abbasso la fotocamera e trattengo il fiato. Ce l’ho fatta.

Riguardo l’immagine sul display della fotocamera, ma so già che nessuna foto potrà restituire pienamente la sensazione di essere stato lì, a pochi passi da un animale così elusivo e potente. Questo scatto è molto più di una semplice immagine. È il risultato di ore di attesa, di tentativi falliti, di freddo, di batticuore. È la dimostrazione che la pazienza, nel mondo selvaggio, viene sempre ricompensata.


Ma è anche qualcosa di più personale. Il lupo mi ha sempre affascinato, sin da quando ero bambino. Per alcuni è una minaccia, un’ombra da temere; per me è un simbolo di libertà, di resilienza, di equilibrio con la natura. Vederlo nel suo habitat, testimone di una realtà primordiale che ancora resiste, è un promemoria di quanto sia fragile e preziosa questa connessione tra l’uomo e il selvaggio.

Eppure, proprio mentre catturo questo istante, non posso fare a meno di pensare alla situazione che il lupo sta affrontando oggi. Il recente declassamento della specie apre scenari preoccupanti. In molti paesi europei, questa decisione potrebbe tradursi in un aumento dei permessi di abbattimento, in una gestione più aggressiva che rischia di compromettere anni di sforzi di conservazione. Il lupo è sempre stato un animale divisivo: per alcuni un simbolo di natura incontaminata, per altri una minaccia da contenere. Ma la vera domanda è: possiamo permetterci di sacrificare un equilibrio millenario per rispondere a timori e pressioni economiche?

Mentre il branco si dissolve tra gli alberi, mi rendo conto che il vero privilegio non è stato premere il pulsante di scatto, ma aver condiviso, anche solo per un istante, il loro mondo. Un mondo che dobbiamo proteggere, prima che scompaia per sempre.

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Guardiani del Parco: I Bisonti di Yellowstone tra Storia, Natura e Conservazione.